2010年12月21日星期二

It's China ottobre2010-Tutti i colori delle nostre città

Tutti i colori
delle nostre città
Da Torino a Prato un viaggio
nella galassia delle associazioni
dei giovani cinesi

A cura di Sandro Vannoni

L’Italia è il nostro paese. Quando dico nostro
mi riferisco a tutti coloro che hanno il
piacere e l’opportunità di viverci e anche a
coloro che (e non sono pochi) spererebbero
di vivere in un paese migliore, governato
meglio, più vicino agli standard di vita sociale,
economica e politica dei nostri vicini
appartenenti all’Unione Europea. A parte
queste considerazioni, ognuno di noi può
in qualche modo rendere migliore il nostro
paese, la cittadinanza ha una notevole forza
di movimento, di spinta, di cambiamento, è
e dovrebbe essere il motore che anima l’Italia.
Purtroppo invece non è così, la nostra
società, le generazioni che vivono questo
determinato momento storico, risultano
deboli, debilitate, affievolite, anzi la parola
giusta è narcotizzate: dalla tv, dai talk show,
dal calcio e da altri fenomeni di massa.
Stiamo vivendo in un momento storico che
prescinde dalla cittadinanza attiva, sempre
meno riusciamo a sentirci parte integrante
del sistema paese, sempre più lontani dalla
politica e da chi ci governa e ciò rende il nostro
paese sempre meno vivibile.
La cosa che più mi turba, facendo queste riflessioni,
è che in realtà il momento storico e
sociale che viviamo sarebbe opportuno per
renderci ancora più consapevoli della forza
e della spinta che possiamo dare ai politici
per rendere l’Italia un paese migliore, più
ricco, non solo economicamente, ma soprattutto
dal punto di vista civico. La cittadinanza
alla quale mi riferisco è quella di un
paese profondamente cambiato negli ultimi
anni, un paese che si è arricchito notevolmente,
non riuscendo pienamente a cogliere
questa enorme ricchezza. Il processo di
trasformazione che ha visto l'Italia divenire
da paese di migranti a paese che “subisce”
il processo migratorio, grazie alle ricchezze
ottenute attraverso il boom economico del
dopoguerra, ha reso il nostro un paese in
movimento, in rapido cambiamento senza
però che si riesca bene a coglierlo e ad approfittarne
a dovere.

IL BENE PREZIOSO
DELLA MULTICULTURALITA’
Questa trasformazione dovrebbe essere un
benefit importante per l'Italia, un surplus di
sviluppo culturale ed economico. Le cause
per cui ciò non sta avvenendo sono molte,
fra le quali la difficoltà della nostra cittadinanza
ad accogliere in maniera proficua gli
immigrati che raggiungono il nostro paese.
Come spesso capita l'immigrato, il “diverso”
viene visto con diffidenza, paura, come
elemento disturbante lo status quo del paese
in cui si vive. Ciò è dovuto in gran parte
all'ignoranza, ma anche dalla paura dei
cambiamenti tipico di un paese che si trova
ad affrontare queste problematiche da pochi
anni. Sono convinto che se in primis i nostri
governanti riuscissero a cogliere questa
enorme opportunità, la cittadinanza al seguito
acquisirebbe le capacità per facilitare
il processo d'integrazione considerandola
non un problema ma una risorsa. L'inclusione
delle politiche e misure di integrazione in
tutti i pertinenti portafogli politici e a tutti
i livelli di governo e di servizio pubblico è
una considerazione importante nella formulazione
e nell'attuazione della politica
pubblica, occorre sviluppare obiettivi, indicatori
e meccanismi di valutazione chiari
per adattare la politica, valutare i progressi
verso l'integrazione e rendere più efficace
lo scambio di informazioni. L'accesso degli
immigrati alle istituzioni nonché a beni e
servizi pubblici e privati, su un piede di parità
con i cittadini nazionali e in modo non discriminatorio,
costituisce la base essenziale
di una migliore integrazione.

CAMBIANO LE CITTA’,
ALCUNI CITTADINI NO

Le nostre città stanno cambiando notevolmente
negli ultimi anni, stanno prendendo
vita di colori che provengono da lontano, colori
che però non riescono ancora appieno a
mischiarsi con quelli già esistenti, si formano
così degli strati di cittadinanza che non
comunicano fra loro, che non scambiano
informazioni, che non colgono le reciproche
opportunità di mescolarsi formando un'unica,
variegata e multicolore cittadinanza. La
sfida che ci attende è riuscire a creare delle
città più armoniose, colorate e vivibili, per
renderle migliori per i nostri figli e per le generazioni
che verranno. Di sicuro il compito
non è facile, sia per gli italiani che in qualche
modo vedono cambiare il proprio paese
e le proprie città senza riuscire a coglierne
i benefici, sia per gli immigrati che ci raggiungono,
i quali sentono distanti da loro la
cittadinanza e soprattutto le istituzioni. Negli
ultimi anni l' immigrazione è stata la base
per alcune fazioni politiche per conquistare
l'elettorato, sono state fatte campagne denigratorie
verso gli stranieri, utilizzate per
screditare compagini politiche che parlavano
di integrazione e di multiculturalità, in un
paese dove questo processo, per fortuna, è
oramai incontrastabile.
Per i nostri concittadini stranieri non è facile
riuscire ad integrarsi nel nostro paese, un
po’ per i motivi di cui ho già parlato in precedenza,
un po’ perché c’è una buona parte
che è ancora riluttante all'idea di vivere e
partecipare attivamente alla vita sociale,
economica e politica del paese di accoglienza.
Questo dovrebbe essere un punto di partenza
per gli stranieri che ci raggiungono,
utilizzare le proprie diversità per arricchire
e colorare il nostro paese. La sfida è senza
dubbio difficile, ma il processo verso il cambiamento
della società italiana è oramai in
atto e nessuno, può e deve dimenticarselo.
Il processo verso l'integrazione è molto lungo
e pieno di insidie, soprattutto in periodi
di crisi economica come quello che sta vivendo
l'intero mondo occidentale, altresì la
spinta verso una piena e condivisa società
multietnica è in atto.

LA SPERANZA DELLE NUOVE GENERAZIONI
Molto importante perché ciò avvenga è il
movimento, che stanno creando le nuove
generazioni di immigrati, nati nel nostro paese
e che da anni vivono in stretto contatto
con i propri coetanei italiani, scambiandosi
usi e costumi. In un indagine da me svolta
fra diversi giovani di origine cinese appartenenti
a gruppi e associazioni culturali
giovanili delle province di Prato e Torino: in
particolari giovani appartenenti al gruppo
Young Group e all'associazione Angi Nuova
Generazione Italo Cinese si evince come la
volontà d'integrazione delle seconde e terze
generazioni di immigrati di origine cinese,
sia alta e ritenuta indispensabile per permettere
loro di vivere al meglio nel nostro
paese.
L'Associazione Angi nasce a Torino con
lo scopo di aiutare la popolazione di origine
cinese ad integrarsi nel nostro paese.
L'Associazione, è molto attiva nel territorio,
partecipando fra l'altro alla creazione di un
centro per l'integrazione dei cinesi nella provincia
di Torino. Parlando con il presidente
Chen Ming, 34 anni da 20 in Italia, si evince
con forza la volontà sua e di molti altri suoi
giovani connazionali di partecipare attivamente
al processo di integrazione delle nuove
generazioni cinesi. Angi intrattiene rapporti
con le istituzioni locali nel settore della
mediazione culturale e della ricerca sulle
questioni sociali da un punto di vista della
sicurezza integrata. Chen Ming dice che i
rapporti con le istituzioni della provincia di
Torino, sono abbastanza buoni, anche se in
alcuni casi l'associazione ha incontrato difficoltà
a causa della struttura organizzativa
dell'Istituzione e a causa di pregiudizi e diffidenza
riscontrati nei funzionari pubblici. La
diffidenza, secondo Chen Ming, è causata
da un sentimento contrastante presente nei
cittadini italiani, ossia quello di “accettare”
lo straniero finché non crea problemi invece
di cercare di conoscerlo, conviverci e collaborarci.
Il lavoro dell'Associazione Angi e di
molti altri gruppi ed associazioni di giovani
cinesi sparse per tutto il territorio italiano,
stanno contribuendo alla creazione di un
movimento importante verso la futura integrazione
della popolazione di origine cinese,
un processo lungo e lento ma che sicuramente
nei prossimi anni darà i suoi frutti.

LE DIFFIDENZE? TALVOLTA GIUSTIFICATE
Young Group, nasce a Prato dalla volontà
di alcuni giovani appartenenti alla seconda
generazione di immigrati di origine cinese.
Fra i giovani intervistati, Li Qingyun 20 anni
da 13 anni residente in Italia fra Milano e
Prato, dice che il loro gruppo è composto
da giovani che si riuniscono e si adoperano
per favorire l'integrazione tra la comunità
cinese e quella italiana, si occupano anche
di insegnare italiano ai loro connazionali e di
fare da interpreti. Secondo l'opinione di Li
Qingyun, l'Italia offre molte opportunità di
integrazione, ma sono tante le persone che
non riescono a cogliere questa occasione
e altrettante, soprattutto i cinesi di prima
generazione, che non sono assolutamente
interessate ad integrarsi nel nostro paese.
L'obiettivo di questo gruppo di giovani è
quello di diventare un'Associazione a tutti
gli effetti - dice Huang Miao Miao -, 19 anni
e da 10 residente a Prato, questo perché li
aiuterebbe sicuramente ad essere più riconoscibili
e presenti sul territorio e per riuscire
a rapportarsi con le istituzioni della città
per poter avere più opportunità di svolgere
le loro attività in collaborazione con altre
Associazioni e gli enti locali. Secondo Huang
Miao Miao la comunità cinese di Prato non
è ben vista dagli italiani e soprattutto dagli
extracomunitari con origine diversa da quella
cinese, c'è ancora molta diffidenza nei
nostri confronti dice, anche se, continua, in
alcuni casi è giustificata.
Alla domanda se la comunità cinese di Prato
si possa integrare al resto della cittadinanza
risponde con tono ottimistico Mario Ren, 20
anni, da 10 a Prato, secondo lui le possibilità
di integrazione stanno aumentando in maniera
notevole grazie a gruppi e associazioni
delle seconde generazioni che spingono verso
questa direzione. Anche Ben, 24 anni, da
13 in Italia, ritiene che il cambiamento sia in
atto, una vera integrazione è possibile a patto
che la comunità cinese e quella italiana si
impegnino reciprocamente a favorirla.

DUE ESEMPI DA IMITARE
Questi appena fatti sono solo alcuni esempi
positivi di come una cittadinanza di origine
straniera, in questo caso cinese, possa
contribuire attivamente al processo di integrazione
di un paese civile. L'integrazione è
infatti un processo dinamico e bilaterale di
adeguamento reciproco da parte di tutti gli
immigrati e di tutti i residenti del paese ospitante;
il movimento che stanno creando le
nuove generazioni e gli esempi fatti testimoniano
quanto questo fenomeno sia effettivamente
già in atto, anche se, le difficoltà sono
e saranno sempre molteplici. L'interazione
frequente di immigrati e cittadini italiani è
un meccanismo fondamentale per avviarsi
verso una reale integrazione. La nascita di
associazioni, gruppi giovanili, forum comuni,
dialogo interculturale, l'educazione sugli immigrati
e la loro cultura, nonché condizioni
di vita stimolanti negli ambienti urbani potenziano
in maniera assoluta l'interazione
tra immigrati e cittadini italiani. L'auspicio è
che gli esempi portati dall'Associazione Angi
e da Young Group facciano da traino alla
nascita di tante altre forme di aggregazione
fondamentali per uno scambio di idee, iniziative
fra le varie componenti attive del panorama
italiano. Detto questo e considerato
che esiste la volontà di lavorare per ottenere
una piena integrazione nel nostro paese, è
da augurarsi che le istituzioni politiche si
adoperino perché ciò effettivamente avvenga,
iniziando a considerare l'immigrazione
non un problema ma un’importante risorsa.

2010年12月14日星期二

Decreto Flussi 2011


Roma – 14 dicembre 2010 - L'Italia riapre le porte ai lavoratori stranieri.
Dopo due anni di stop, arriva un decreto flussi che autorizza quasi 100mila nuovi ingressi. Il testo è stato firmato il trenta novembre da Silvio Berlusconi ed entrerà in vigore solo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Circa cinquantamila ingressi sono riservati a lavoratori subordinati, di tutti i settori, cittadini di paesi che hanno accordi con l'Italia (Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Filippine, Ghana, Marocco, Moldavia, Nigeria, Pakistan, Senegal, Somalia, Srilanka, Tunisia, India, Perù, Ucraina, Niger, Gambia). Trentamila ingressi sono riservati invece ai lavoratori domestici (colf, badanti e babysitter) di altre nazionalità.
Il decreto prevede poi quattromila ingressi per lavoratori che hanno partecipato a programmi di formazione nei Paesi di origine, e cinquecento ingressi per discendenti di italiani in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile inseriti negli elenchi dei consolati. Infine, via libera anche a undicimila conversioni di permessi per studio, tirocinio, stagionali e lungo soggiornanti (rilasciati da altri Paesi Ue) in permessi per lavoro subordinato, e a cinquecento permessi per lungo soggiornanti (rilasciati da altri Paesi Ue) in permesis per lavoro autonomo.
Anche stavolta i datori di lavoro potranno presentare le domande di assunzione solo via internet e gli ingressi verranno assegnati fino a esaurimento in base all'ordine di presentazione. Ci saranno tre diversi click day, presumibilmente a febbraio, che ancora una volta premieranno i più veloci e i più fortunati, lasciando fuori la maggior parte delle imprese e delle famiglie che parteciperanno alla gara.
Il governo non lo ammetterà mai, ma questa è anche una piccola, insufficiente, concessione ai tanti che chiedevano una regolarizzazione. Anche se tra mille difficoltà, chi è qui senza permesso di soggiorno e avrà una domanda di assunzione con i “flussi”, potrà infatti tornare in patria e poi rientrare in Italia con un regolare visto di ingresso.